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Blank on Blank, l’archivio delle interviste perdute

Recuperare vecchi nastri di interviste, soffiar via la polvere che si è depositata nel corso del tempo e farli rivivere in una nuova veste editoriale, che all’audio originale combina musica, caratteri testuali, disegno animato e videoarte. Questa è l’idea alla base di “Blank on Blank”, un interessante progetto di giornalismo multimediale nato grazie alla piattaforma di crowd funding Kickstarter, che ora è diventato anche una serie animata per i “Digital Studios” della PBS, l’emittente televisiva pubblica degli Stati Uniti.

I canali di diffusione di Blank on Blank: da YouTube ai podcast su iTunes, passando per  PRX (media company che distribuisce e revisiona contenuti per il sistema radiofonico pubblico degli Stati Uniti).

I canali di diffusione di Blank on Blank: da YouTube ai podcast su iTunes, passando per PRX (media company che distribuisce e revisiona contenuti per il sistema radiofonico pubblico degli Stati Uniti). Immagine tratta da blackonblack.org

Lo studio “Blank on Blank” è stato fondato da David Gerlach, un giornalista americano che ha lavorato sia per la televisione (“Good Morning America” e MSNBC) che per la stampa (ha iniziato la sua carriera giornalistica scrivendo di politica e cultura per “Newsweek” e “New York Post”). Come si legge nella scheda di presentazione del team creativo pubblicata sul sito, Gerlach ha sempre considerato fondamentale l’apporto fornito dallo strumento giornalistico dell’intervista al racconto della vera storia americana. Da questa consapevolezza è partita l’idea ambiziosa di costruire un archivio delle interviste perdute.

Solitamente ogni giornalista registra le proprie interviste, quali che siano scopo, occasione e destinazione delle stesse. Per poter trascrivere, tagliare, riassumere, verificare, setacciare. Ma soprattutto per difendere la propria professionalità, per non essere accusato di voler travisare il pensiero dell’interlocutore che spesso non si rende conto di ciò che dice, salvo poi smentire tutto quando certe dichiarazioni sconvenienti vengono rese di pubblico dominio.

Quando non servono più, questi documenti sonori finiscono sepolti  in qualche cassetto polveroso o nella memoria di un computer.

“Blank on Blank” li salva dall’oblio, scova nastri inediti, giunti alle orecchie di pochissimi privilegiati, recupera l’audio originale di interviste finora apparse solo in versione cartacea, restituendoci la viva voce dei grandi protagonisti della cultura americana e, con questa, un racconto più intimo, più caldo di quello che si può leggere su un articolo di giornale. Materiale che viene messo a disposizione di tutti, gratis, rientrando nel circuito mediatico sotto forme e attraverso strade diverse: segmenti sonori per la radio pubblica, podcast per iTunes, corti animati per YouTube.

Ma “Blank on Blank” si spinge oltre la già meritoria attività di salvataggio e archiviazione. Grazie al contributo di videoartisti, disegnatori ed esperti di animazione, prova a reinventare il linguaggio giornalistico senza intaccare il contenuto informativo dell’intervista, arricchendolo invece di sfumature semantiche.

Gerlach è convinto che il futuro del giornalismo passi dalla capacità di “mixare” il passato. Certo è che, specie agli albori del giornalismo online, le aziende editoriali hanno usato gli archivi per modulare l’offerta informativa e trovare la via del profitto. Questa strategia non ha prodotto i risultati sperati (tant’è che molti editori hanno scelto di sperimentare il paywall con esiti non sempre felici) e soprattutto non ha inciso sulla forma del prodotto giornalistico. Lo strumento dell’archivio assume tutt’altra rilevanza nel contesto del data journalism, dal momento che l’utilizzo sistematico e scientifico dei database investe direttamente le tecniche professionali dell’indagine giornalistica. Ma ciò che intende Gerlach è ancora altro. Non si tratta solo di recuperare documenti ingialliti, di organizzarli e garantire un facile accesso a dati grezzi e contenuti editoriali. Questo è solo il primo passo. Si tratta di trasformare il linguaggio giornalistico, di cambiare le forme espressive della narrazione. Mixare il passato significa attualizzarlo, moltiplicare gli spazi di fruizione. Vuol dire usare le enormi opportunità offerte dal digitale per immaginare un linguaggio giornalistico ibrido, capace di raccontare storie in modo attraente, senza per questo rinunciare alle regole fondamentali del mestiere che restano quelle di ieri.

Per il momento la serie animata comprende tre episodi: un’intervista a Larry King sulla seduzione, una a Jim Morrison sul bello di essere grassi e quella a D. F. Wallace che ho postato in apertura, realizzata da Leonard Lopate per WNYC. Più consistente è invece l’archivio delle tracce audio che, pur non rientrando nella striscia per la PBS, sono state comunque sottoposte ad un brillante lavoro di editing.

E’ il caso delle due interviste che seguono. Nella prima, condotta da Vanessa Juarez sul set del film “The Wrestler”, Mickey Rourke parla di come sia riuscito a trasformarsi in un perfetto lottatore di wrestling ‒ ruolo che lo ha riportato alla ribalta cinematografica dopo un lungo periodo di declino, e che gli è valso un Golden Globe e una candidatura all’Oscar come migliore attore protagonista ‒ e di come ci si sente a cadere in disgrazia dopo aver assaporato i piaceri del successo. Nella seconda, realizzata da Anthony Bozza per “Rolling Stone”, Bono ricorda gli ultimi giorni di vita del padre.

Questo invece è l’audio completo di un’intervista di Michael Aisner a Mohammed Ali che risale al 1966. “The Greatest” fa il buffone ed è sempre un piacere ascoltarlo, anche se non si capisce una parola di inglese americano; basta abbandonarsi al ritmo del suo eloquio, così simile a quello dettato dalle sue gambe e dai suoi piedi ai fulminei pugni nella danza fra le corde del ring.

Il sito di “Blank on Blank” è una vera miniera d’oro. Ogni traccia sonora è corredata da informazioni su autore, data, luogo, tipologia e supporto di registrazione dell’intervista (in genere microcassette, ma anche minidisc e altri tipi di supporti digitali più recenti). In molti casi si può leggere la trascrizione completa dell’audio, preceduta da informazioni di contesto e dal racconto della fase di preparazione dell’intervista.

Date un’occhiata, ne vale la pena.