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Passi d’autore #1: Aldous Huxley

Aldous_Huxley_1Helmholtz scosse il capo.  << Niente affatto. Penso a una strana sensazione che provo in certi momenti, la sensazione di avere qualcosa di importante da dire e il potere di dirlo, ma senza sapere che cosa sia, e non posso far uso di questo potere. Se ci fosse un modo diverso di scrivere… oppure qualche altro soggetto intorno a cui scrivere…>>. Tacque, poi riprese: <<Vedi, sono abbastanza abile nell’inventare delle formule: sai bene, quella specie di parole che ti fanno saltar su di colpo, quasi come se ti fossi seduto su uno spillo, tanto sembrano nuove ed eccitanti anche se si riferiscono a qualche soggetto ipnopedicamente evidente. Ma questo non mi sembra sufficiente. Non basta che le formule siano buone; dovrebbe pure essere buono ciò che se ne ricava.>>

<<Ma le cose che scrivi tu sono buone, Helmholtz.>>

<<Oh, fin dove arrivano.>> Helmholtz alzò le spalle. << Ma arrivano assai poco lontano. Non sono, per così dire, abbastanza importanti. Sento che potrei far qualcosa di molto più importante. Sì, di più intenso, di più violento. Ma cosa? Cosa c’è di più importante da dire? E come si può essere più violenti intorno alle cose di cui si deve scrivere? Le parole possono essere paragonate ai Raggi X; se si usano a dovere, attraversano ogni cosa. Leggi, e ti trapassano. Questa è una delle cose che io tento di insegnare ai miei studenti, a scrivere in maniera da colpire a fondo. Ma a che serve essere colpiti da un articolo sui Canti Corali o sull’ultimo perfezionamento degli organi a profumo? E poi, si riesce forse a scrivere delle parole veramente attraversanti – capisci, come i Raggi X più duri – quando si tratta di argomenti di questo genere? Si riesce a dire qualcosa intorno a nulla? Ecco a che si riduce ciò, in fondo. Tento e tento…>>.

(da Il mondo nuovo, 1932. Traduzione di Lorenzo Gigli e Luciano Bianciardi)